Hashtag in Google+ Pagine per il turismo


hashtagL’hashtag è uno dei più potenti strumenti di marketing online perché aiuta un contenuto, etichettandolo tramite uno o più termini (ovvero mettendo un # prima di una parola), ad essere rintracciabile nel mare magnum dei contenuti condivisi giornalmente in tempo reale. Quella parola che magicamente diventa un collegamento ipertestuale che rimanda ad un “contenitore virtuale” dove vengono raccolti e categorizzati le informazioni inerenti all’etichetta usata, permette con immediatezza di seguire un argomento e scoprire come nel tempo si evolve, si arricchisce, ospitando e mostrando nuovi contenuti connessi tra di loro. L’hashtag, per le sue intrinseche caratteristiche, svolge un ruolo molto importante nell’indicizzazione dei contenuti con una conseguente ripercussione all’interno dei sistemi informatici di archiviazione e classificazione.

Facciamo un passo indietro. L’hashtag divenne popolare grazie al suo uso nei messaggi condivisi su Twitter, Wikipedia recita:

“Twitter, che originariamente non disponeva di un servizio per raggruppare i messaggi (tweet), ha individuato l’hashtag come modalità semplice per indicizzare i contenuti creando etichette: infatti a partire dal 1 luglio 2009 Twitter ha introdotto il collegamento ipertestuale sugli hashtags a tutti i messaggi recenti che citano lo stesso hashtag.”

Questa funzione venne introdotta dagli utenti in maniera spontanea, portando con se tutto il suo valore sociale e autentico prima che intervenisse il marketing a dargli anche un valore commerciale.

Dopo Twitter tutti i principali social network hanno introdotto questa funzionalità, ultimo arrivato Facebook notizia di questi giorni. Concentriamoci però sul ruolo degli hashtag all’interno dei “post” condivisi nelle Pagine di Google+, cercando di affidare a questa attività non solo la sua naturale capacità di organizzazione dei contenuti ma anche la sua naturale influenza nell’indicizzazione e nel posizionamento di contenuti nelle ricerche di Google e Google+.

Da un po’ di tempo noto una maggiore correlazione tra l’uso degli hashtag nei post condivisi con link verso pagine esterne e il posizionamento naturale all’interno delle ricerche organiche di Google. Questa correlazione, incrementata dalle attività di consenso sociale nella piattaforma tramite +1 e/o condivisione, mostra la capacità e le potenzialità di Google+ non solo come piattaforma di social networking, ma anche come ulteriore fattore usato dall’algoritmo di Google per il ranking. Attenzione non sto parlando di SEO e ne tantomeno ne voglio parlare in questo articolo, voglio solo far passare il messaggio che un uso intelligente degli strumenti di organizzazione dei contenuti presenti all’interno delle varie piattaforme social possono, come è naturale che avvenga, avere dei risvolti molto allargati, quando l’obiettivo è aiutare le persone nella ricerca di informazioni specifiche e nel trovare con estrema semplicità e familiarità i contenuti più adatti.

Questo scenario ha validità, nel momento in cui:

  • Ho una pagina su Google+ che sia stata collegato al mio sito web e rivendicata
  • Ho attivato l’uso degli hashtag nei post che creo
  • Utilizzo la piattaforma con una certa frequenza
  • Nella scheda Informazioni della pagina ci siano tutti i dati corretti con particolare attenzione alla sezione Link dove inserire le singole risorse online
  • Nella sezione Storia ci sia una descrizione dove in maniera naturale già sono presenti gli hashtag che andremo ad usare
  • Che i post che condivido siano condivisi “pubblicamente”
  • Che abbia attivato correttamente le specifiche sul rel=autor nel mio sito web
  • Che affidi a Google+ un ruolo principale nel piano di social media marketing

Controllate queste impostazioni, inizieremo a condividere dei post, delle immagini, dei video o dei link che abbiamo all’interno del messaggio, a corredo della condivisione, gli hashtag. Consiglio di non esagera con l’uso del # ma di usarlo in modalità Twitter, ovvero scriverò un testo dove le parole interne del testo stesso diventino “etichettabili”. Personalmente evito di mettere più di due hashtag per volta e mi concentro nella scelta di quelli più pertinenti in base al contenuto che condividerò. Prima di fare tutto ciò devo cancellare dalla mia mente il retaggio del passato nell’uso delle keywords ed evitare di applicare quella metodologia antiquata, ma ahimè ancora usata, che vede trasformare le “kw” in hashtag.

Facciamo un esempio:

Se devo condividere un’immagine che racconta un paesaggio allora cercherò di inserire gli hashtag legati alla località (luogo dello scatto) e al soggetto dell’immagine (panorama, nome attrazione, attività). Cercherò poi di concentrare molti dei miei contenuti sugli eventi e sulle cose da vedere nella località stessa dove opero, con l’obiettivo di entrare nei flussi di informazioni geo-localizzate. Infine giocherà un ruolo molto importante l’aspetto editoriale dei miei contenuti che servirà a invogliare gli utenti nel proseguire la navigazione e accrescere la qualità delle mie interazioni.

Pertanto avere un sito web aggiornato, in stile blog, che abbia dei contenuti freschi e ottimizzati su argomenti di utilità turistica dove la loro organizzazione interna è affidata all’uso di categorie o di tag, è un grande punto a favore per accrescere l’efficacia di un tale approccio. La costanza e la qualità dei contenuti nel tempo permetterà di accrescere la propria reputazione, l’engagment sui contenuti e di riflesso una visibilità indotta.

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